Pinocchio.
L'intreccio nel capolavoro di Collodi
Capita raramente di incontrare dei testi letterari che parlano di cesteria, o più estesamente di intrecci vegetali. E quando capita, è sempre un'occasione per osservare quest'arte da un punto di vista inconsueto, diverso da quello di chi la pratica, e proprio per questo prezioso.
Anni fa, ascoltando l'audiolibro di Pinocchio letto da Paolo Poli, ho scoperto che anche il famoso burattino si dedica al mestiere di far cesti. Potrebbe apparire come un dettaglio trascurabile, ma ciò accade in un momento cruciale della storia.
Pinocchio comincia a intrecciare panieri di giunco poco prima della sua ultima e definitiva trasformazione, quando cioè, dopo aver visto morire l'amico Lucignolo in forma d'asino, accetta di lavorare per guadagnarsi da vivere e mantenere il vecchio padre:
“… a tempo avanzato, imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco: e coi quattrini che ne ricavava, provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere.”
Alla notizia che la Fata dai capelli turchini giace in un letto d'ospedale, poi, Pinocchio decide di raddoppiare i suoi sforzi:
“Quella sera Pinocchio, invece di vegliare fino alle dieci, vegliò fino alla mezzanotte suonata; e invece di far otto canestre di giunco ne fece sedici.”
La mattina dopo Pinocchio si sveglierà bambino in carne ed ossa.
Sul perché lo scrittore abbia scelto questo mestiere per far mettere giudizio al suo volubile protagonista, una possibile spiegazione potrebbe essere la seguente.
Ai tempi di Collodi, e fino a metà del Novecento, molte famiglie di bassa estrazione sociale arrotondavano le loro entrate realizzando nel proprio domicilio diversi tipi di manufatti, che poi vendevano a dei grossisti. Secondo diverse testimonianze orali che abbiamo raccolto, in varie zone dell'Emilia-Romagna venivano prodotti con questa modalità cesti di vimini, borse e cappelli di paglia, corde, scope e sedie: le materie prime venivano reperite in natura e nelle campagne, non lontano da casa e senza spendere denaro. Spesso questi lavori a cottimo venivano svolti di sera, da tutti i membri della famiglia, ed erano per molti bambini la prima esperienza di lavoro retribuito, in cui dar prova di serietà e impegno. Niente di più azzeccato che questa esperienza, quindi, per far diventare Pinocchio non solo “un ragazzo come tutti gli altri”, ma anche “un ragazzino perbene”.
Arianna Ancarani
tramedelbosco.it
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